LA FITOFENOLOGIA

Con il termine fenologia si intende quella gamma di studi che considera tutte le fasi vitali di un determinato organismo. Quest’ultime vengono dette fenofasi e la loro lunghezza e ritmicità sono accuratamente descritte ed analizzate per lungo tempo al fine di poter captare variazioni nella periodicità o nell’intensità del fenomeno che caratterizza una fenofase.

In  tal modo si può  risalire alla causa dello stress che ha provocato il cambiamento e costruire modelli che illustrino il trend e possano pronosticare situazioni future. Tramite la fenologia è quindi possibile capire come una determinata specie si comporti nei confronti di un cambiamento (soprattutto climatico) e quale delle varie fenofasi ne è più interessata. Viene quindi ricostruita tutta la fenodinamica (insieme di tutte le fenofasi di un organismo) e successivamente analizzato il fenogramma, ovvero il numero in percentuale degli individui che in un determinato momento sono entrati in una determinata fase. A scala più ampia si può pensare di elaborare la fenodinamica di ogni specie presente in una comunità per poi compararle in uno spettro fenologico. Dobbiamo ricordare che l’utilizzo di queste tecniche viene utilizzato in europa dal 1957 anno in cui fu fondata l’IPG , international phenological garden. Questa organizzazione conta 55 giardini fenologici sparsi in tutta europa e in cui sono prese in esame piante definite “indicatrici” in quanto sensibili al cambiamento di parametri ambientali, bisogna anche dire che tutte questi esemplari sono genotipicamente identici in quanto cloni di un progenitore comune, cosi facendo si esclude la possibilità di risposte differenti legate a una differenza genetica.

siti IPG Chmielewski et al., 2013

Gli studi portati avanti dall’IPG hanno rivelato un aumento della temperatura attraverso la registrazione dell’anticipo degli eventi primaverili . Infatti nelle zone temperate l’apertura delle gemme , la fogliazione e la fioritura sono fenofasi che rispondo ad un accumulo di temperatura che una volta superato un valore soglia  specie-specifico attiva il fenomeno, per questo motivo temperature medie invernali e primaverili più elevate si traducono in un anticipo delle fenofasi (Rathcke & Lacey 1985). Altri studi hanno mostrato come l ‘anticipo dell’attività vegetativa in Europa tra il 1969 e il 1998 sia stato di 2,7 giorni per decade per un totale di 8 giorni (Chmielewski & Rotzer 2000).  Tuttavia si devono riconoscere fattori diversi dai cambiamenti climatici che influenzano molto la coordinazione delle fenofasi , come il fattore altitudine o il fattore latitudine. Gratani et al. (2000) hanno evidenziato differenze sostanziali nella fasi di apertura delle gemme di Quercus ilex tra Castelporziano ( centro Italia) e nego ( nord Italia ) che risultavano discordanti di 15 giorni , mentre la fase di allungamento dei germogli discostava di tre settimane.  Per ultimo un buon naturalista deve sempre tener conto del contesto topografico in cui si trova poiché da questo dipende la radiazione solare , l’esposizione al vento , la disponibilità idrica . Gratani et al . in uno studio presso Campo imperatore hanno notato differenze significative per le specie appartenenti alle associazioni del piano sub-alpino e montano, infatti dove le condizioni micro-climatiche sono più limitanti e dove l’attività del vento è più forte le fenofasi risultano più brevi. Un carattere fenologico ecologicamente importante e visibile è la longevità fogliare che permette una prima distinzione tra:

specie sempreverdi se la longevità fogliare supera un anno

specie caducifoglie se la longevità fogliare è di pochi mesi 

Tuttavia ricordiamo che le sempreverdi possono sostituire le foglie più volte in un anno come fanno ad esempio le semidecidue all’aridità , che tramite la riemissione di foglie permettono un ricircolo dei nutrienti. 

nelle sempreverdi la fogliazione avviene prima dell’abscissione fogliare mentre nelle semidecidue la segue.

IL TASSO DI CRESCITA RELATIVO

Ovviamente occupandosi di fenologia non si può non tener conto del tasso di crescita relativo di una specie , detto anche Relative Growth Rate

RGR = log W2 – log W1 / t2-t1

in qui W2 e W1 sono il peso rispettivamente nel momento t2 e nel momento t1